Udinese a due facce: crolla, poi sfiora l'impresa contro l'Inter

Primo tempo da dimenticare, poi la reazione con Solet e Sommer protagonista nel salvare i nerazzurri

Pietro Oleotto

 

Un primo tempo vietato ai minori per il calcio “sconcio” proposto contro la capolista Inter. Un finale che, con un po’ di convinzione, avrebbe potuto anche valere un punticino. Questa l’Udinese vista all’opera ieri a San Siro, decisamente alla ricerca di se stessa per un’ora e troppo arrendevole per poter mettere in difficoltà una squadra navigata e in cerca del bottino pieno come quella di Simone Inzaghi. Poi, quando l’Inter era già convinta di aver intascato tutti i 3 punti, ecco salire in cattedra il signor Solet che si è messo in proprio, ha segnato la rete che a riaperto la partita e nella volata finale in “girata” ha chiamato Sommer al miracolo per salvare il risultato.

 

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Ancora una volta, come contro il Verona, nell’ultima gara prima della sosta per le nazionali, l’Udinese ha sfoderato quindi due facce, una deludente e l’altra talentuosa, volitiva: in tutte due le occasioni non ha portato a casa nulla, segno che dovrà cambiare registro se vorrà difendere il suo decimo posto (oggi potrebbe essere scavalcata dal Torino, impegnato nel monday night con la Lazio) e divertirsi nelle ultime otto giornate di questo campionato.

Senza Florian Thauvin, non ancora recuperato dopo la botta al piede rimediata all’Olimpico contro la Lazio, senza l’alternativa Alexis Sanchez, vittima di un infortunio al polpaccio sinistro che l’ha costretto ad alzare bandiera bianca per il resto della stagione, Kosta Runjaic non ha azzeccato né l’undici di partenza, né il modulo.

All’inizio si è rifugiato in un 3-5-1-1 davvero incomprensibile per gli interpreti proposti. Ci si aspettava un 3-4-2-1 con Ekkelenkamp e Atta alle spalle del centravanti Lucca, mentre il tecnico tedesco ha deciso di far rinculare il francese in mediana per lasciare solo l’olandese sulla trequarti. Un disastro, considerando che gli accoppiamenti sulle ripartenze nerazzurre non li ha mai trovati. In particolare sulla catena di destra dove tra Kristensen ed Ehizibue hanno recitato la parte della “banda del buco”. L’Inter l’ha capito ben presto e si è sempre infilata da quella parte. Prima ha centrato un palo con Frattesi, libera di arrivare fino alla linea di fondo in percussione, poi ha concesso un tiro senza pressione ad Arnautovic – preferito a Correa in partenza – che non ha sbagliato l’angolo per l’1-0, quindi prima della mezz’ora ha permesso al rientrante Dimarco di crossare indisturbato per lo stesso Frattesi, stavolta freddo per centrare il 2-0.

Davanti, inoltre, è stata letteralmente impalpabile in attacco: l’unica vera occasione sul finire della prima frazione, quando Lucca fin troppo solo all’altezza del dischetto ha colpito il pallone di testa indirizzandolo al centro della porta nerazzurra. Parata.

Nella ripresa, a musica non cambia, nonostante il cambio che mette fuori Lovric (deludente sia in impostazione, sia in copertura) per Bravo. Runjaic medita fino al 25’, quando decide di rivoluzionare il centrocampo dopo la girandola di cambi di Inzaghi: fuori Karlstrom, Atta e Kamara, dentro Payero, Zarraga e Modesto (a sinistra). Così forse non è un caso se, dopo un minuto, Solet stoppa un pallone col petto a metà campo e avanza fino al limite dell’area, destro e 2-1.

San Siro si spaventa, anche perché è Payero l’uomo dà all’Udinese quella “gamba” che non aveva prima. Nove minuti dopo il tecnico tedesco toglie anche Ekkelenkamp per proporre Pafundi: gli servono delle giocate di qualità. Il numero 20 gliele regala su calcio piazzato. Prima una punizione dalla trequarti, poi il corner sul quale Solet si allunga e Sommer lo imita per disinnescare il potenziale 2-2 come aveva fatto pochi minuti prima sul cross di Modesto incornato da Lucca. Se c’è un migliore in campo è il portiere svizzero. Che peccato aver cominciato a giocare troppo tardi, Udinese.

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